Non pensate nemmeno lontanamente che io sia una fanatica di parte, però guardatevi questo salottino rosso del Castello di Tabiano e poi mi dite!
Dalla casa dei miei genitori, in linea d'aria, è vicinissimo. Se allunghi una mano pare di poterlo toccare.
Però in mezzo c'è una valle con stupendi boschi in cui mio fratello ed io da piccoli scorrazzavamo liberi come l'aria, con cani, a volte di proprietà a volte raccogliticci, inventando favole
di cavalieri erranti, naufraghi e pirati.
Pirati? Direte voi: sì, pirati!
Infatti in fondo alla valle c'è un minimicro rigagnolo, noi lo chiamavamo il Nuovo Nilo, all'interno di un boschetto ribattezzato Inferno Verde e su cui avevamo costruito prima un isolotto di fango portato a braccia, un po' ogni giorno, e poi una capanna costruita con le Sacre Assi della Vecchia Cuccia del Nostro Cane.
Per dei bambini come noi è stato un lavoro coclopico!
Sognavamo di saltare sui nostri focosi destrieri oppure sulla nostra galea e di partire alla volta del castello di Tabiano.
...e per favore, lasciate a casa la logica che vi fa dire malinconicamente: a cavallo va bene, ma con la galea come la mettiamo? Si scalano le colline con le galee?
Vi risponderò: "Quisquilie e pinzillacchere!"
Si vede che avete avuto un'infanzia ben trista se non riuscite a crederlo possibile!
Per noi, raggiungere il castello con una galea era faccenda indiscutibile.
Insomma.
Io ho avuto un'infanzia fantastica e tutte le avventure più fantasmagoriche e rocambolesche le ho vissute lì, su quelle dolci colline inondate di sole, accarezzate dalla brezza e risonanti del frinire delle cicale, un luogo memorabile e incantato, perennemente baciato dagli dei e sempre all'ombra dei tanti castelli che ci sorvegliavano, severi ma protettivi e ci tenevano al sicuro, uno su ogni collina, uno più bello dell'altro.
Vicini e favolosi.
Guardate che cos'è il salottino rosso, poi ne ripsrliamo, ok?
Scrivi commento